Appena
toccata la roccia e sollevati i piedi dalla terra, abbiamo intuito il
grande valore terapeutico dell'arrampicare e così è nata la voglia
di unire due passioni: la psicoterapia e l'arrampicata. Arrampicare permette di esperire, in modo intenso, completo e in pochi metri di scalata, la sintesi del lungo processo psicoterapeutico.Un processo suddiviso in una serie di obiettivi intermedi che portano al raggiungimento di obiettivi finali,come ad esempio il raggiungimento di una capacità autoregolativa, la trasformazione di dinamiche di dipendenza in dinamiche di interdipendenza, l'individuazione, il dover affrontare varie difficoltà per esprimere ciò che la persona è. Un processo costellato da imprevisti, difficoltà, regressioni, resistenze e relazione. L’arrampicata è tutto questo tradotto in esperienza corporea, emotiva e relazionale Il procedere con le proprie forze contattando la paura, il vuoto, i propri limiti, il raggiungere lo spit che da sicurezza per continuare gradualmente verso l’obiettivo successivo al fine di arrivare in catena, al top e liberare la via, è “l’esperienzalizzazione” del procedere del percorso terapeutico.E tutto questo non avviene nella solitudine, ma insieme all'altro. Un altro da cui non si dipende, ma che sostiene nella salita e che fa si che l’eventuale caduta non sia rovinosa e che aiuta a ripartire.Così si arrampica imparando ad ascoltare il corpo, i limiti, le emozioni, cercando soluzioni alle difficoltà della via, fronteggiando le paure, dosando le forze, integrando il corpo, la mente e l’emotività. Si riesce in questo modo ad autoregolarsi a far sì che lo stare, l'essere non dipenda dall'esterno, da un sintomo, ma da se stessi. In questo modo si libera la via, in questo modo si diventa autonomi e indipendenti.